BORGHI ANTICHI. LA NOSTRA STORIA.

La Fortezza di Rocca Calascio

Mai come in questo periodo, abbiamo desiderato viaggiare, andare lontano e magari non tornare più.
Esplorare mondi nuovi, passare da luoghi incontaminati, a città rumorose ,sdraiarsi in un prato e lasciare che il sole di maggio scaldi il nostro viso ormai troppo pallido e spento da questo dannato Covid. La valigia è pronta da tempo ormai e tu non aspetti che quel momento arrivi;chiuderti la porta alla spalle e partire. A volte non serve neanche andare chissà dove per trovare pace, basta un piccolo borgo a pochi ore da casa per rallentare la corsa del tempo.
E allora lasciate i vostri orologi a casa e seguitemi … oggi vi porto con me a Santo Stefano Di Sessanio piccolo borgo nel cuore d’Abruzzo con solo 117 abitanti.
Tra le mura di questo paese incantato vengo catapultata negli anni 20 dove tutto era popolare, forse un po’ rozzo ma dal sapore autentico.



Qui nel 1994 l’imprenditore Daniele Kihlgren giovane visionario, punta il suo sguardo su quello che sarebbe divenuto un albergo diffuso Sextantio Albergo Diffuso.
Appena scendo dall’auto, giro tra le vie immortalando con la mia Reflex persino la più piccola pietra; tutto quel caos da cui ero fuggita era solo un eco lontano che via via si annientava man mano che mi addentravo tra i vicoli silenziosi …ma chissà per quale motivo io li sentivo bisbigliare al mio passaggio.
Assorta da quelle pietre che hanno visto bombe, guerre e la fame che ogni battaglia lascia dietro di se, mi complimento per il lavoro certosino che Kihlgren è riuscito a fare; la sua visione ora è pura realtà.
L’intero borgo diventa un albergo e ogni casa è interamente recuperata e trasformata in stanze da mille e una notte.





Vecchie cassapanche tornano a nuova vita, lucernai illuminano le camere, letti in ferro battuto e coperte della tradizione abruzzese avvolgono le mie notti e inizio a pensare che il mondo là fuori può anche sparire perché qui ho trovato pace.
La nostra camera è all’interno di un’abitazione che si apre a noi con l’immancabile camino e un vecchio tavolo dove avevano lasciato per noi una bottiglia di vino dolce come ben venuto.
Alle due pareti opposte vi erano due porte che conducevano una alla nostra camera e l’altra alla stanza già prenotata.
La sorpresa più grande l’ho avuto aprendo la nostra porta…e mi sono sentita come Alice nel paese delle meraviglie.



Entrati ci siamo ritrovati catapultati nel XX secolo con un letto ricavato da una vecchia tavola, letto in ferro battuto e una calda coperta abruzzese, per non parlare del bagno interamente realizzato con elementi di recupero delle tradizione contadina.
Tutto respirava di tradizione, la mia, quella abruzzese, caparbia dura e allo stesso tempo gentile.
Ho passeggiato fino a non sentirmi più i piedi sotto il ciottolato, ho sfiorato la pietra di quelle mura, ho bevuto tisane realizzate con piante del territorio, e mangiato piatti semplici di quelli che cucinavano le nostre bisnonne, tutto accompagnato dalla musica di quegli anni e che altro?
E si ho tenuto il pezzo forte alla fine; mai sentito parlare di Rocca Calascio? No??? Ti dice nulla (Ladyhawke)?



Vedo che ho attirato la tua attenzione e allora seguimi alla scoperta di questo castello che all’improvviso ti appare davanti dal nulla avvolto da un’aurea di mistero come solo una bella donna sa fare.
Ha un po’ di secoli alle spalle ma conserva ancora il suo fascino e io non riesco a staccare gli occhi e il mio obbiettivo da lei : sua maestà Rocca Calascio.



Quanti cambiamenti hai visto mia bella signora, in quanti hanno provato ad averti, quante lacrime hai versato per i tuoi soldati e dimmi chi ha conquistato il tuo cuore rude? Alla mie domande indiscrete lei tace ma la sento ancora respirare …quella pietra forte.
Prima di andar via mi giro un’ultima volta a guardarla promettendo a me stessa che tornerò a trovarla e aprendo le braccia al mio Gran Sasso per un attimo vorrei essere come Ladyhawke libera di volare sopra il caos.

di Casaccia Irene