Cettina e la sua casetta sull’albero.

Quando ho iniziato questa rubrica non avrei mai pensato che nel corso del tempo avrei intervistato così tante donne che attraverso la mia penna si sono raccontate a cuore aperto.
“Le donne e l’arte al tempo del Covid ” è diventato un vero e proprio movimento femminile e qui ogni donna si è aperta a me tirando fuori dal cilindro sogni, speranze e perché no anche piccoli fallimenti dai quali hanno tratto insegnamenti.



Mi posso ritenere fiera di quello che ho creato in un mio momento di smarrimento; una pandemia in corso può creare dentro crateri profondi.
Ma ora veniamo alla prossima donna; Cettina( @Carryethesquare nikname in Instagram)una ragazza siciliana tutta pepe dalla voce roca che mi dice di non riuscire a definirsi con facilità, ma fidatevi in realtà ci riesce benissimo!!! Grande parlantina e un profilo Instagram che cattura la mia curiosità scorrendo la sua gallery in special modo scorgo un messaggio intimo e profondo nella sua Bio che dice così:”Voglio essere imperfetta come le crepe di Cohen in cui entra sempre la luce”.



Imperfezione è la parola che mi convince ad intervistarla e visto che il caso non esiste, di sicuro c’è un motivo per cui le nostre strade virtuali si sono incrociate e sono pronta a scoprirlo.
Se volete cogliere la luce dovrete leggere fino alla fine. Pronti? E allora prendete gli occhiali da sole ed entriamo nel mondo di Cettina.



Cettina parlami di te, dal tuo lavoro ai tuoi sogni.

Il mio nome completo è Maria Concetta, nome che porta con se tutta la Sicilia.
Vivo in un piccolo paese in provincia di Palermo da poco più di un anno, ma sono nata e cresciuta nella variopinta Palermo.
Questo piccolo paese mi ha accolta con grande affetto e regalato tanto, mi ha rimessa in contatto con la natura e con me stessa.
Proprio qui mio marito ha un’azienda agricola e io mi occupo di un piccolo b&b di famiglia nel quale cerco ogni mattina di preparare la colazione più golosa e rilassante per i miei ospiti.
Sogno di visitare l’intero globo e per questo ho sempre lo zaino pronto per nuove avventure, vicine e lontane. Sono una vecchia hippie che in(s)contra la vita quotidiana.

Quali sono gli obbiettivi che hai prefissato per il tuo B&B? Come lo vedi tra 10 anni?

Ho tanti progetti per la crescita del b&b ma il mio sogno più grande è quello di realizzare una struttura totalmente immersa nella natura, un po’ come i moderni glamping europei, per poterne assaporare in pieno colori, odori, suoni e sapori e regalare esperienze magiche ai miei ospiti. E’ il mio desiderio sin da bambina, svegliarmi dentro una casetta su un albero…e mi sono detta:”a chi non piacerebbe?”



Partiamo per un viaggio chiamato College estivo ; raccontami di questa esperienza lavorativa: cosa mettevi in valigia prima di ripartire dopo ogni stagione?

Ogni estate, per diversi anni, ho avuto la fortuna di poter fare il lavoro più bello del mondo: Direttrice di un college all’estero per ragazzi italiani.
In pochi anni è diventato il lavoro per il quale abbandonavo tutti i lavori invernali noiosi (magari più remunerativi. L’ho detto che sono hippie!!)
Ho scoperto per prima la verde Irlanda, che mi ha rigenerata in tutti i sensi e poi tappa fissa a Barcellona.
Avevo sempre paura prima di ogni viaggio; la responsabilità era grande ma al ritorno ero sempre io quella più ricca dentro.
Ho imparato tantissimo da chi mi stava intorno, dai colleghi, dalla mia esperienza, dai miei errori e anche dai ragazzini; anzi sono stati proprio loro a darmi le migliori lezioni di vita, lo ammetto.
Di aneddoti ne avrei a migliaia, perché passare mesi a gestire un college con adolescenti in pieno caos ormonale, in vacanza all’estero è stato come sedersi sullo Shambala di Portaventura e ogni sera non ho fatto altro che ringraziare il cielo di averli riportati in college sani e salvi.
Di cori a fine vacanza me ne hanno urlati parecchi, alcuni strappalacrime altri divertenti ed è impossibile fermare un coro di centinaia di ragazzi, giuro.
Ma sono stati i loro abbracci quando li “rimettevo” sul pullman per l’aeroporto di ritorno in Italia, che mi hanno fatto capire quanto io abbia ricevuto.



Tra le tue foto scopro che la danza ha un grande ascendente; dici che anche con un po’ di pancetta continui a piacerti e la danza ti rende libera di esprimere quell’indole indomabile. Questo è un messaggio forte per tutte quelle ragazze che vogliono essere perfette. Cosa insegna la danza e soprattutto cosa ti ha insegnato.



E’ stata sempre la danza orientale a salvarmi. E’ isola felice, è libertà, gioia e femminilità.
Ballo ormai da molti anni e l’ho sempre fatto per me stessa; gli spettacoli, le esibizioni, il palco, erano il tramite per esprimere la gioia e la libertà che provavo.
E attraverso questa passione ho vissuto emozioni magiche; ho calcato palchi che mai avrei immaginato; ho conosciuto persone di mondi diversi, ho trovato le migliori amiche al mondo, ho imparato ad amare la cultura araba, ho studiato con maestri ai quali ho lasciato il cuore, ho imparato e ricevuto tanto. La danza orientale, al contrario di altre discipline, ti permette di danzare con qualsiasi fisicità. È libera da schemi e regole ormai superate.
Risponde a quella mia esigenza di non essere collocata dentro nessun genere, che vale per l’orientamento sessuale, la religione, la classe sociale e per la forma fisica. Grazie a essa ho riscoperto la mia femminilità che passa attraverso le mie curve, oggi più accentuate. Con la danza orientale impari ad amare te stessa e a coccolarti.
Mentre balli un brano egiziano, senza accorgertene, il tuo cuore comincia a sorridere.



Dopo la danza, la fotografia diviene una sorta di necessità per te. Sei un soggetto interessante devo ammetterlo e questo traspare chiaro nei tuoi scatti. Mi vuoi parlare di questa tua cara amica Reflex?

L’immagine per me è lo strumento migliore per raccontare la mia creatività, il mio modo di vedere le cose. Le mie foto raramente sono realistiche, sono la mia interpretazione romantica.
Ho sempre amato fotografare la natura in tutte le sue forme e ho trovato un’alleata nella Macrofotografia, che è quel genere fotografico che come una lente di ingrandimento osserva oggetti talmente da vicino da isolarli e svincolarli dal loro significato nativo, per renderli qualcosa che la mente interpreta come preferisce, giocando con forme e colori quasi astratti.
Recentemente ho scoperto che non disdegno fotografare anche luoghi meno bucolici e volti di ogni tipo, ricercando sempre sentimenti e storie da raccontare vere, per questo oggi porto sempre con me la mia reflex.



Domanda di rito a tutte le donne che ho intervistato ma aggiungo una frase presa dal tuo profilo:………. Che messaggio vuoi lanciare alle donne la fuori e come è cambiata e cambierà la tua vita professionale dopo il Covid? Speri ancora di vedere tra le fessure la luce?

Lanciare un messaggio è una bella responsabilità, ma è un’opportunità che colgo con onore.
Il Covid, o meglio l’anno in cui il Covid ha cambiato le nostre vite, è stato come una scuola per me. Dopo momenti di sconforto e anche di rabbia, ho deciso di sfruttare al meglio, quel brutto periodo di lockdown. Inevitabilmente abbiamo dovuto fare i conti con noi stessi: e io l’ho fatto. Ho cercato di capire cosa veramente volessi fare nella mia vita e come trasformare questo mio immenso amore per la natura e il benessere che lei ci dona, in qualcosa che potesse diventare un lavoro e soprattutto da condividere con più gente possibile.
E’ stato proprio durante il lockdown che sono nate molte idee e anche se la pandemia ci ha tolto tanto, umanamente e lavorativamente, resta per me un periodo di profondo studio interiore.
E’ dura riprendere l’attività di un b&b in un momento dove il turismo è fermo e soprattutto dove si ha paura di “ospitare” qualcuno in casa propria. Ma non mi fermo proprio ora che ho imparato a stare in piedi da sola.
Quindi sono certa che continuerò a vedere la luce tra le fessure, magari tra le tavole di legno di una casa su un albero!



Mentre finisco di trascrivere le ultime battute di questa intervista, e controllo le foto che Cettina mi ha inviato,una mi salta agli occhi; lei che soffia a dei petali .
Non solo scorgo la luce tra le fessure, ma riesco a vedere attraverso un semplice gesto, la voglia di far volare in alto e leggeri, sogni, speranze, obbiettivi e solo ora capisco il significato della casetta sull’albero…più sarà alto quell’albero e più ci sentiremo liberi come uccelli che dopo ogni volo tornano sempre al nido.

di Irene Casaccia