Leben un racconto scritto a quattro mani.

Irene Casaccia


Avete presente quando mente e mano si rifiutano di collaborare mettendo in atto un vero e proprio ammutinamento? Bene! Questo è quello che mi è successo negli ultimi giorni.
Leben era di fronte a me aspettando che ne decantassi le lodi e tutto ciò che avesse significato per me dal momento della sua nascita alla creazione, ma nulla ! Nella testa solo buio e quando ti trovi in una situazione così, l’unica cosa giusta da fare è dormirci su, e mentre mi giravo e rigiravo nel letto tentando invano di prendere sonno infastidita dal mostro che tutti chiamavano “blocco dello scrittore”, ecco l’illuminazione.
Il mattino seguente lanciai sulla mia pagina Instagram una proposta: critici d’arte per un giorno, ovvero chiunque guardando il mio Leben poteva dare una suo giudizio, una sensazione, un’emozione ecc. A mia volta raccolte le testimonianze, avrei trascritto nel blog e menzionato i “critici”.
Visto che gli “ammutinati non volevano saperne di arrendersi, l’unica soluzione era scrivere di Leben a più mani e perché no avvicinare a me persone curiose della mia arte.
A dire la verità, la paura di fare un bel buco nell’acqua ,ha attraversato i miei pensieri. E se nessuno avesse risposto? Sai che figuraccia… ma dovevo rischiare e soprattutto aprire una porta al mondo.
Piano piano con mio stupore arrivavano i primi messaggi; tre per dire la verità, ma era sempre un inizio voi che dite? Ma ora vi lascio a loro.



Mino D’antonio è stato il primo critico d’arte con la sua testimonianza: “Ricorda il caleidoscopio, con cui si giocava da bambini, mi da comunque una sensazione positiva”.
Leben suscita in Mino un ricordo d’infanzia ,quando ancora si giocava all’aperto fino a tardo pomeriggio, quando con un piccolo oggetto come il caleidoscopio scoprivamo mondi sfaccettati e lucenti fuori dalla realtà. Per lui è una sensazione che suscita positività, infatti nella parola caleidoscopio si cela un significato assai più profondo: Kalos= bello Eidos= figura e Scopion = strumento.
Non posso fare a meno di pormi una domanda: “In una società fatta di apparenza abbiamo forse bisogno di uno strumento simile per coglierne la vera essenza?”



Il primo critico cede il posto a Gabriella Trovato che apre uno scenario diverso:” Un paesaggio acquatico, con meduse e coralli, ma anche un mondo cellulare piccolissimo”. Gabriella pone il focus su questo mondo acquatico dove tutto si muove con lentezza e grazia, un cosmo fatto di micro organismi che protetti dall’acqua, persistono da un ambiente sociale che brama nell’impazienza e impellente sete di fare più del necessario; qui dove l’acqua attutisce il caos, la vita è incontaminata.
Anche qui il pensiero di Gabriella mi spinge ad una domanda: “Come sarebbe il mondo senza l’incessante corsa al potere , e se rallentassimo per un istante? Di certo la vita prenderebbe un gusto più dolce e meno insulso”.

Ultimo critico per questo articolo di sicuro fuori dai canoni è Pina Buonocore che nelle sue parole ci fa viaggiare forse all’interno di una favola: “Vedo una caverna delle meraviglie tutta colorata con un buco enorme dal soffitto dal quale filtra un cielo colorato dal sole.”
Pina descrive una caverna come un luogo protetto dove rifugiarsi e non un infido buco dal quale puoi trovare un lupo pronto a sbranarti, ma aperta nella parte alta dove poter guardare le stelle o sentire il calore del sole nelle calde giornate di Maggio.
Sarà forse la sua caverna delle meraviglie che rivede in Leben Pina? Oppure è la ricerca di un spazio intimo da custodire e proteggere? Chissà forse solo lei potrà rispondere al mio quesito.



Ma ora veniamo a me; scommetto che sarete curiosi di sapere cosa ha suscitato in me Leben…già vi vedo lì che pensate cosa mi frullasse nella testa mentre lo realizzavo.
Vi accontento con la mia personale critica artistica:
Leben dal tedesco :Vita
Una piccola parola che racchiude l’intero universo dentro se; una vita nuova, una vita che finisce e un’altra che inizia, prendo la scelta che cambierà per sempre la mia vita, voglio una vita migliore, tu non sei nessuno per decidere della mia vita e così all’infinito.
Come può un’impercettibile espressione avere tanto potere? Quanta importanza le diamo? E tu che vita hai, che vita vorresti? La cambieresti?
E con questi interrogativi al quale è difficile dare una giusta e sensata sentenza vi lascio alla creatura che di sicuro ha mutato la mia vita artistica.