Mostra arte contemporanea, dal 16 Dicembre 2023 al 14 Gennaio 2024. “ Luci nel buio è il conflitto da cui si genera la rinascita perché, così come la Primavera nasce dall’Inverno, la luce della creatività esiste e splende luminosa perché figlia del buio. La cr-isi dunque genera cr-eatività. L’artista è di per sé colui che meglio di altri viene posto in eterno dialogo col tempo in cui vive, colui che dallo spirito eleva le forme, i suoni, le immagini, che respirano degli afflati dell’umanità intera.”
La mostra sarà introdotta dal poeta, filosofo, critico d’arte Franco Campegiani e accompagnata dalla stagione concertistica in collaborazione con l’Accademia musicale Artemus. Performance dal vivo, presentazione libri offriranno occasioni per far vivere l’arte. Il Tempio della Maddalena edificato nel cinquecento da Giuliano Capranica , è stato già teatro di importanti eventi musicali di alto profilo diretti dal M° Alfonso Todisco. Al suo interno è tutt’oggi possibile ammirare il leone reggistemma in marmo attribuito a Michelangelo.
Da non perdere l’appuntamento coll’interessante evento artistico-letterario patrocinato dalla Città di Marino e dall’Accademia Castrimeniense, dove l’arte si lega alla poesia per esplorarla e suggerire nuove emozioni: si tratta dell’evento “24 Artisti dentro l’Uragano” che si svolge a Marino presso il Museo Civico “U. Mastroianni” domani, venerdì 10 giugno 2022 alle ore 18. Accanto alla mostra collettiva con protagonisti 24 artisti contemporanei che hanno realizzato diverse opere tra dipinti, sculture e fotografie traendo spunto e ispirazione da una delle liriche della silloge di Campegiani “Dentro l’uragano”, è la presentazione della stessa raccolta poetica dell’autore poeta, saggista e critico letterario e d’arte.
Durante la presentazione della silloge “Dentro l’uragano” di Franco Campegiani intervengono il poeta e critico Aldo Onorati, il regista e artista visivo Pio Ciuffarella e l’autore e poeta Massimo Chiacchiararelli. Il titolo della raccolta poetica, utilizzato anche per l’esposizione fa riferimento allo sconvolgimento dell’essere umano legato a questo tempo di caos dovuto alla pandemia che come l’uragano ha sconvolto e travolto l’anima portandola poi ad una profonda riflessione per un importante cambiamento.
Di seguito i nomi degliartisti in mostra: F. Caldarella, R. Conti, F. Crocco, P. Fioretti, L. Fondi, M. Francesschini, M. Funghi, L. Gallo, M. Lautizzi, V. Lolli, M. T. Loria, V. Maccari, L. Marazzi, D. Onorati, G. Papa, B. Palazzetti, S. Piali, C. Pio, C. Nico, M. Roncaccia, F. Saura, R. Savi, F. Spirito, M. Talarico. Attraverso diversi linguaggi quali pittura, scultura e fotografia essi hanno restituito le sfumature emozionali entro uno spazio visivo che invita a guardare dentro sé stessi con nuova consapevolezza.
Il sistema pedagogico-formativo e le strutture del pensiero religiose, diventano strutture mentali e generano un preciso modo di pensare. Il senso di colpa costruito dal potere di ogni epoca si è innestato e le ha permeate, nelle relazioni sociali, ha finito per diventare la sua sostanza ed il modello di pensiero. Questo modello genera Formalismo, Burocrazia e disagio per le emozioni. Questa struttura, potente e violenta allo stesso tempo diventa struttura psichica e poi struttura civile. Diventa diritto amministrativo. La Confessione si tramuta e diventa Concessione in sanatoria. il meccanismo è identico. Le regole ed i precetti ci dicono che una cosa non si può fare: l’atto sessuale per la religione, costruire ed edificare immobili eludendo vincoli e normative per la vita civile. Essendo una necessità in entrambi i casi, di fatto queste cose si fanno lo stesso. Anche di nascosto, anzi, quasi sempre di nascosto, ma è consentito pentirsi. Nella religione confessandosi, nella vita civile chiedendo la sanatoria. Questo consente alle rispettive autorità di esercitare un potere immenso.
Marco Orlandi, raffinato disegnatore, creativo e poeta, si forma sulle opere dei surrealisti e sulla poetica ermetica. I suoi lavori pittorici completano il canto dei suoi testi che ci propone “in una formula onirico-visionaria innovativa” . V. Apuleio. Insegna tecniche creative, ha pubblicato l’E-book Essere creativi per Bruno editore, ha pubblicato due volumi di poesia ed illustrazione, Il Mare Dentro, 1995 e Res Contra Spem 1999, nei quali esprime la contemplazione, l’intimo dialogo con l’anima, il distacco ed il congedo che restituiscono la parola alla sua facoltà aurorale, salvata dal disincanto e di nuovo prossima al Sacro Ha ideato e realizzato IL BORGO DEI CARTAI un Opificio Museo nel quale si produce carta a mano con tecniche dell’800, Centro formazione arti e mestieri di cui è Direttore e docente. Una sua importante mostra, Res contra Spem, è stata presentata nei locali Scuderie di Palazzo Ruspoli in Roma nel gennaio 1999, presentata dal regista Carlo Lizzani e dal presidente della mostra del cinema di Venezia, Emilio Lonero. Ha esposto in varie città italiane ed estere tra le quali Napoli, Roma, Urbino, Ferrara, Venezia, New York, Londra, Ochsenhausen. Nel gennaio 2008 ha vinto il concorso internazionale Picture Draw per ritratti a matita con il ritratto di Gandhi. Hanno scritto di lui: “…Marco Orlandi, pittore e poeta insieme, impegnato in entrambi i fronti della ricerca espressiva, ha il merito di saper proporre, con l’aurea parzialità del vero artista, gli interrogativi e i dubbi cruciali della nostra tormentata modernità.” Vittorio Maria de Bonis. “Chiarezza, spontaneità, luminosità, in un linguaggio plastico ricco di istanze poetiche che ci riportano alla mente figure mitologiche e storiche della antica Grecia e di Roma, Marco Orlandi reca nelle sue opere l’impronta delicata di una aristocratica bellezza” . Francesca Mariotti “.. lui è un artista, e la sua anima e la sua mente affamate di sapienza e di infinito non soccombono, imprecando e fuggendo, alla schizofrenia del presente. No, lui la spurga della putredine che fa correre gli uomini, la riconverte ad una condizione di ragionevolezza e di anelito ad una vita nuova, diversa, raccogliendola nel calice del suo misticismo laico.” S. Terribili
Forse, pensò, la radice di ogni arte, e fors’anche di ogni spirito, è la paura della morte. Noi la temiamo, abbiamo orrore della caducità, vediamo con tristezza i fiori appassire e le foglie cadere e sentiamo nel nostro cuore la certezza che anche noi siamo caduchi e presto avvizziremo.
Se dunque come artisti creiamo figure o come pensatori cerchiamo leggi e formuliamo pensieri, lo facciamo per salvare qualche cosa dalla grande danza macabra, per stabilire qualche cosa cha abbia una durata più lunga di noi stessi.
La donna che ha servito di modello al maestro per la sua bella Madre di Dio è forse già avvizzita o morta, e presto sarà morto anche lui; altri abiteranno nella sua casa, altri mangeranno alla sua tavola… ma la sua opera rimarrà, nella tacita chiesa del convento brillerà ancora dopo cent’anni e più e resterà sempre bella e sorriderà sempre con la stessa bocca, che è così fiorente e triste insieme. Hermann Hesse, Narciso e Boccadoro. Milano: Mondadori, 2015, p. 130.
L’esprimersi pittorico di Giannina Largo, segue un’evoluzione particolare che scaturisce da un percorso iniziale di meditativa acquisizione artistica. Una fase che si potrebbe definire come sola forma di interiorizzazione e decodificazione di parte del vasto e complesso universo pittorico, che nel tempo per l’artista diventa sempre più oggetto di indagine, approfondimento e volontà di assimilazione. Questo primo momento di elaborazione del pensiero artistico unitamente all’intensificarsi di interesse e passione, sfocia in seguito nello sviluppo del vero atto creativo, rivelando il concretizzarsi del proprio linguaggio pittorico a carattere figurativo. Questa sua abilità chiaramente emerge sia da un innato talento che la rende incline alla pittura che dall’acquisizione di ulteriori e rilevanti elementi di formazione pittorica che l’artista apprende attraverso gli insegnamenti del maestro Antonio Sgarbossa.
Entrando poi nel merito della produzione artistica, dal punto di vista critico, ciò che spicca da un’attenta analisi delle opere è soprattutto l’elaborazione iconografica. Opere che originariamente fioriscono dalla semplice ispirazione ad elementi attinti da un eterogeneo repertorio che allude alla natura, al mondo animale, umano e in parte alla statuaria antica, vedendo il nascere di alcune rappresentazioni degne di nota dal punto di vista stilistico, come cavalli sapientemente dipinti, dalle forme sinuose e anatomicamente precise che talvolta nelle esecuzioni in primo piano sfoggiano morbide criniere definite da un cromatismo delicatamente sfumato.
Ma il punto focale dell’elaborazione iconografica, emerge da strutture compositive più complesse che lasciano lontanamente trasparire un lieve riflesso di intonazione metafisica, il tutto concepito nell’ideazione di una personale e profonda giustapposizione di scene che in ogni singola opera offrono allo spettatore una duplice visione. Si aprono dunque ambientazioni immaginarie, pervase da un’atmosfera immobile e silenziosa, che si mostrano dominate da essenziali ma suggestivi motivi architettonici, che diventano poi l’ideale cornice e palcoscenico in cui diversificate e duplici scene hanno luogo. Un significativo panorama di immagini che in tale bipartizione iconografica vivono e occupano spazi propri. Apparentemente isolate le une dalle altre, le scene ritrovano sempre l’unitarietà compositiva nella medesima corrispondenza emotiva.
A questo riguardo, ne troviamo esemplificazione nell’ostilità, un sentimento che nella sua connotazione negativa unifica due separate scene di lotta che nell’opera sono incarnate dalla ferocia dei leoni e dallo scontro fra gigante e divinità, immortalato nel riconoscibile antico frammento ellenistico della Gigantomachia. La stessa uniformità che scaturisce da un sentimento di fondo, ritorna con evidenza anche nella maternità dove il senso di protezione materna determina nell’opera uno stretto legame fra mondo umano e mondo animale.
Un fitto substrato di sentimenti, stati d’animo, ricordi, che si intensificano a loro volta nelle modulazioni cromatiche di fondo, lasciando trapelare quel lirismo pittorico che attraversa le scene dipinte, convergenti in un’interessante e perspicace sintesi estetica finale di raffigurazione scenografica ed eloquenza emotiva.