Io Simone e “Urbanica” di Irene Casaccia

Irene Casaccia

All’incirca tre anni fa mentre sorseggiavo un caffè,guardavo mio figlio disegnare e colorare assorto e felice perché era riuscito ad ottenere con due baci le matite, quelle belle della mamma.
Avete mai osservato i disegni dei vostri figli? Osservare; non guardare.
Dapprima ciò che vi propongono questi piccoli artisti,è a dir poco incomprensibile. Colorati sono colorati non v’è dubbio ma le forme non esistono,cerchi storti,linee di cielo e terra con al centro di tutto, e per noi adulti è la somma di un caos senza inizio e fine.
Eppure non appena il piccolo “Picasso”inizia la spiegazione, ecco che tutto appare chiaro… il caos scompare per dare spazio al senso.

Non esistono più forme informi,ogni segno è là dove deve essere e sapete perché?
Nel caos che l’occhio adulto vede,il bambino trova la sua essenza,il suo posto. Disegna senza frustrazioni, libero, come la sua innocenza deve essere.
Crea città colorate senza smog, i cieli non sono grigi ma di un azzurro terso, irradiato da un sole enorme e giallo,così giallo da fare invidia a Vang Ghog.
Prati fioriti, api giganti,alberi che sfiorano il cielo,case dal tetto rosso con il comignolo fumante e lì, ogni bimbo al centro tiene per mano la sua mano e il suo papà. Un bambino disegna semplicemente ,il mondo che vorrebbe … lo stesso che disegnavo io da bambina.
E così nasce “Urbanica”,da un disegno di mio figlio Simone: un mio semplice omaggio a lui che mi ha ricordato che se dipingo,è perché quella bambina non è mai andata del tutto via.
“A Simone con amore la sua mamma”


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