Maga Isabella e il regno di Colorandia

Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo


“In un piccolo villaggio, di nome Colorandia viveva una maga, di giorno la sua bimba cullava e di notte i colori impastava.
Gialli rossi e blu, maga Isabella realizzava tutto quello che volevi tu. Da ogni luogo, più abili pittori, da maga Isabella chiedevan i colori.”
Può sembrare che io stia raccontando una fiaba ma è così che ho immaginato la mia protagonista di questa nuova intervista.
Oh caspita ho persino scritto in rima!
Lo so che siete curiosi di saperne di più ma lasciatevi che vi presenti per bene Isabella Sanfilippo,una giovane donna che ha rivoluzionato la sua vita,cambiando lavoro e ricominciando da capo.
Follia?Lasciare il sicuro per l’incerto? Signori miei noi siamo artisti,siamo pirati e due onde in più non ci spaventeranno di certo!
Ma ora lasciate che vi lasci alla nostra maga Isabella.
Ecco già la vedo china su i suoi tappi di sughero a far colare l’oro grezzo della sua Ocra Dorata Armena per poi passare al Verde Ghiaccio rubato dalle lacrime di una giovane dama.
Immersa nelle sue pozioni non si accorge che sono dietro di lei.
-Maga Isabella svelatemi il vostro segreto-
E che l’intervista abbia inizio.



Isabella parlami di te. Chi c’è dietro questo logo?

Dietro il Pastellificio ci sono io, un pesciolino che segue il flusso. Il logo è un cerchio, una forma con cui mi sono sempre identificata perchè mi calma e il colore….bè è l’indaco pastello, che mi smuove in un modo troppo forte da descrivere, è anche il colore da cui prende il nome la mia piccola azienda: la parola “pastello” indica in generale una massa pastosa lasciata essiccare e asciugare.



Cosa ti ha spinto alla tua professione di restauratrice e per quanto tempo lo sei stata?

Ho intrapreso il restauro perché volevo poter studiare e toccare oggetti appartenuti a persone che hanno fatto la storia. Questa era l’idea magica che mi ero fatta, ed è stato così, le aspettative non furono tradite. Per 10 anni sono stata restauratrice di opere tessili, tessuti archeologici e arazzi, passando da stagista a responsabile di laboratorio specializzata in tintura, da Bolzano a Firenze, poi Prato, per passare da Milano e infine a Piacenza.

Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo


Durante il tuo percorso qual è stato l’intervento di restauro che più ti ha gratificato?

Ho lavorato confrontandomi un po’ con tutte le realtà, Ministero dei Beni Culturali, musei privati e pubblici, Curie e anche collezionisti privati.
Ma il lavoro che in assoluto mi ha portato all’apice della felicità, è stato restaurare il telo funebre della principessa egizia Ahmose, un preziosissimo manufatto in lino del 1400 a.C unico al mondo perché al di sopra vi era dipinto il Libro dei Morti. La cosa meravigliosa è stato occuparmene all’interno del Museo Egizio di Torino in occasione della riapertura del 2015, insieme a un pool di restauratori scelti di tutti i materiali: papiri, sculture, sarcofagi, metalli.



Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo


Come e perché hai scelto di cambiare lavoro?

Capii che qualcosa non andava quando la burocrazia cominciò a prendere il sopravvento e molti veli caddero mostrando realtà in cui io non riuscivo ad adattarmi. Il restauro è un mondo di regole ferree e non c’è spazio per la “creazione”, il margine artistico è molto poco e io ne soffrivo dopo tutti quegli anni.
Era un legaccio che stava per spezzarsi e così è andata: se prendo una decisione non torno indietro, perché significa che ci ho riflettuto a fondo e il mio corpo rifiutava fisicamente ed emotivamente di proseguire.
Ho avuto la mia bambina Lea e nel frattempo dipingevo e disegnavo, ho creato molte cose e ho fatto esplodere tutto quello che ribolliva da 10 anni dentro di me; quando si placò l’anima tuttavia mi resi conto che ormai il restauro aveva modificato una parte importante di me: in primis la continuità lavorativa, non potevo stare solo con commissioni da illustratrice quindi accettai un lavoro come colorista di laboratorio vicino casa.
Il campo della cosmetica non era decisamente il mio e lo abbandonai, ma è stato un anno in cui ho appreso una quantità di nozioni, tecniche e strumentazioni tali, che il mio cervello ha creato una serie di evoluzioni, fino alla domanda fatidica “Ma perché devo buttare via tutto, non posso applicare tutto quello che so e fare colori per dipingere?” Più o meno è andata così.

Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo


Quando hai avviato il tuo laboratorio, pensavi a questo grande apprezzamento da parte del pubblico?

Non ero sicura, intorno a me vedevo molti che facevano colori, sembrava che bastassero pochi passaggi per ottenere un acquerello, invece no: personalmente ho passato mesi e mesi a testare e fare prove, prima di arrivare alle ricette finali corrette ho fatto circa una cinquantina di test, per offrire un prodotto artigianale stabile e di alta qualità, curato sotto ogni aspetto. La nascita del logo, del sughero lavorato e dei colori del Pastellificio così come lo vedete è stato un fluire continuo, ho lasciato andare le mani e il cervello. Forse una trance! Penso piaccia il fatto che io parlo dei miei colori come se avessero un’anima, una personalità: quando li lavoro ognuno ha il suo carattere, sono loro che mi dicono cosa devo fare e come devo trattarli.

Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo


Parlaci di cosa accade nel tuo piccolo laboratorio delle meraviglie. Quando un’artista acquista i tuoi colori in realtà cosa porta nel suo studio?

Cosa si portano? Portano un legame. Cerco di fare il colore in modo da aiutare l’artista a connettersi con la parte materica, ricordandogli un linguaggio ormai quasi dimenticato: la morbidezza del sughero, lo spago, la confezione tonda dal suono caldo e la ceralacca bianca, li ho sviluppati per ricreare un ponte sensoriale che negli anni si è perso. Usare i colori del Pastellificio significa provare odori, texture ed effetti ottici molto diversi dalle grandi case produttrici, che il colore lo hanno domato e piegato. Io lo lascio parlare.
Cerco di usare materiale artigianale e riciclabile per il packaging, al momento mi occupo da sola di tutti gli aspetti: i sugheri li lavoro personalmente in laboratorio, alcuni pigmenti li macino e setaccio qui, lavoro principalmente la sera per godermi la mia bimba durante il giorno, nel posto dove più di trent’anni fa i miei suoceri avviarono la loro gastronomia. Oggi è il mio Pastellificio.

Isabella tu sei una donna, una mamma, una restauratrice, un’ illustratrice e questo spiega la passione e la dedizione al colore e ad oggi sei la fondatrice del Pastellificio Sanfilippo. Cosa frulla ancora nella tua testa? Nuovi progetti?



Di nuovi progetti ce ne sono e alcuni già in fase organizzativa: tutto legato ovviamente al colore, ai pigmenti e al loro linguaggio, mi piace evolvere e approfondire in modo maniacale da buona restauratrice! In autunno comincerò dei corsi di autoproduzione di acquerelli a Bergamo, dove si insegnerò a osservare, conoscere e ascoltare il colore per creare dei propri acquerelli.

Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo


E’ giunto il momento di congedarmi da maga Isabella, oramai il sole è tramontato sul villaggio ed io riprendo il cammino verso il mio mondo. Chiudo il mio taccuino e torno alla realtà tra scartoffie, fogli accartocciati eppure avverto qualcosa di diverso e lì, in un angolino scorgo un piccolo pacco. Cosa mai potrà esserci? Ma guarda, maga Isabella il suo segreto non l’ha svelato ma in cambio ha lasciato un pezzo della sua magia, una piccola scatolina con dentro preziosi colori che ricordano terre lontane.
Ora c’è solo una cosa da fare! Scusate ma ho un mondo da colorare!

di Casaccia Irene



Isabella Sanfilippo del Pastellificio Sanfilippo