Quasi tutte le storie, prima o poi, si rendono insopportabili al ricordo. Anche quelle più belle, che tendono ad essere svilite dalla memoria, lasciandoci un grande vuoto esistenziale.
Morirò con questa mia tendenza a voler scartare la possibilità di un legame con ogni cosa che mi contorna.
Per questa ragione ho sempre preferito gli incontri occasionali alle relazioni sentimentali.
Nell’occasionalità risiede la maggiore voglia di scoprirsi e scoprire l’altro, che non diverrà mai scontato. È come ritrovarsi in un territorio inesplorato dove ogni giorno sarai preda dei tuoi impulsi più abietti, quelli che non mostreresti mai a nessuno.
Un giorno esplori un’isola remota come un uomo maturo che non credevi mai ti sarebbe piaciuto, e un altro giorno un uomo “croccante”, dal sapore ancora indefinito.
Così l’esplorazione continua nel tempo, senza trovare mai la sua fermata; quella ricerca spasmodica non richiede impegno da parte tua, né costanza alcuna; non devi attendere che il telefono squilli né devi incastrare appuntamenti in agenda; non devi nemmeno preoccuparti di cancellare ogni traccia di quell’uomo dal corpo, e dalla mente.
Il fortuito ti dà l’occasione di sentirti libera da ogni vincolo, impedisce in qualche modo al tuo cuore di soffrire; placa la tua ira quando non hai nessuno con cui parlare poiché impari a non volere più nessuno al tuo fianco che ti svuoti, o usi le tue fragilità per colpirti.
Perché stai pur certo che succederà: tutto ciò che avrai condiviso con una persona per gran parte della tua esistenza un giorno ti si rivolterà contro, diventando la parte orrenda del tuo vivere, il coltello che frange nel tuo fianco, le lacrime amare che bruceranno appena al di sotto del palato per poi smarrirsi, scendendo lungo la gola.
Amo quello che non dura, è questa la sola realtà.
Amo e desidero ardentemente quel vivere a metà, sospesa tra la ragione e il pentimento, tra una carezza e il rimorso di non avere dato abbastanza.
Fonte: Visita il Blog di Letizia Turrà
ph: Carla Van de Puttelaar