Fantasvale. Le donne e l’arte al tempo del Covid19



Ed eccomi di nuovo qui al PC a notte fonda a scrivere un nuovo articolo, d’altronde chi è una madre come me sa perfettamente che ventiquattro ore non bastano per far tutto. Ma a chi la do a bere, io amo scrivere di notte come amo dipingere e creare in momenti di estremo silenzio. Ok che l’articolo abbia inizio.
Può un video tutorial su YouTube svelarti i segreti dell’acquerello. Già vedo che tiri su un sopracciglio ma lascia che ti racconti questa storia e soffermati per un attimo all’emergenza che stiamo vivendo. I nostri figli non sono forse impegnati con lezioni online?
Quindi se riescono ad apprendere loro, perché non noi. E da qui arrivo dritta al punto. Valentina Scagnolari, illustratrice e nota con il nickname di Fantasvale Art Labe.
Ah vedo che annuisci, sei anche tu un navigatore di YouTube!
Ed è proprio in un momento di sconforto che navigando in questo strabiliante portale che conosco Valentina. Ero diventata mamma da tre anni ed ero presa da mio figlio a tempo pieno … l’unica cosa che mi rendeva triste era aver lasciato lo studio del mio maestro. Non riuscivo a gestire sia le sedute nel suo studio, il lavoro e la casa. Così orami rassegnata a un nuovo stop, ecco che tra la moltitudine di video, scorgo una ragazza tutta ricci e sorrisi che parla di acquerello. “Ok”- mi dico-“vediamo che sai fare,dopotutto l’acquerello lo stavo giusto imparando”-e incrocio le braccia mentre avvio il video. Vediamo se ne vale la pena! E si se ne valeva la pena, questa ragazza scanzonata era un’abile illustratrice che con una serie di tutorial minuziosi, iniziava a dare i primi approcci verso questo mostro sacro chiamato ACQUERELLO!!! In molti lo vedono come un nemico spietato, pronto a infliggerti il colpo di grazia ma, c’è una possibilità per affrontare questo famigerato nemico. Valentina ce lo ricordava ogni volta. Di anni da allora ne sono passati e nel frattempo mio figlio è cresciuto e non solo, oggi ho due figli e ho imparato a gestire tutto. Valentina è stata uno spiraglio.
Ma torniamo ad oggi. Vorresti sapere il segreto per dominare il “mostro acquerello di la verità?Ti terrò un po’ sulle spine e, a intervista finita lo svelerò. Silenzio in sala l’intervista ha inizio.



Ciao Valentina, tutti sui social ti conoscono come Fantasvale : illustratrice e YouTuber più seguita per i tuoi tutorial sull’acquerello oramai famosi.

Ma parlami un po’ di te
Chi è Valentina Scagnolari? Quali sono stati i tuoi studi?

Sono finita al classico sotto unanime consiglio dei professori delle medie. Ero brava a scrivere, amavo leggere, ero studiosa. Peccato che per il classico ci sia bisogno di grande logica e capacità di sacrificio. Sono stati anni difficili, non ho mai studiato tanto per portare a casa scarse soddisfazioni. Ma ora vivo intellettualmente di rendita e forse tornassi indietro lo rifarei.
Dopo la maturità volevo fare arte ma la scuola dei miei sogni, lo IED, era troppo lontana e troppo dispendiosa per la mia famiglia. L’accademia invece non mi sembrava adatta a me. Ho ripiegato su lingue straniere ma le scelte di ripiego non portano mai frutti. Ho passato degli anni molto tristi senza prospettive continuando a sognarmi come artista ma troppo spaventata per provare. Sono arrivata al punto di non toccare più una matita per tre anni, tanto ero convinta di non potercela fare. Per esternare il mio bisogno creativo scrivevo poesie.



Cosa ti ha spinto in una direzione diversa?

Mi ha spinto la disperazione. Una volta laureata ero disperata e frustrata perché il mio sogno di fare arte si allontanava. Qualche mese dopo la laurea ho deciso di tentare, grazie a mio fratello che vedendomi depressa mi mise il telefono in mano, una lista di corsi di pittura e disse “Adesso chiami!”.
Quel giorno stesso mi iscrissi ad un corso di acquerello per principianti.
Disegno da quando ho memoria del mondo ma fino a quel momento non avevo mai tenuto in mano un pennello. Ma ho iniziato così e tutto il resto è arrivato da solo, un passo alla volta.





Quando hai capito di voler essere un’illustratrice?

Non sapevo esattamente cosa volevo fare. Sentivo solo l’urgenza di portare all’esterno il mio mondo interiore. L’illustrazione per l’infanzia mi era totalmente sconosciuta. Fu la mia nonna paterna a farmelo scoprire. Ritagliò un trafiletto di giornale che pubblicizzava un concorso per illustratori. Mi disse “Non sei quella che vuole fare arte? Basta lamentarti che non puoi farcela e prova!”.
Provai. Non lo vinsi ma ottenni un colloquio con due famosi illustratori che analizzarono il mio scarno portfolio e mi diedero dei consigli per cominciare. Fu un primo passo.



Hai incontrato difficoltà nel realizzare questo tuo sogno?

La più grande è stata il confronto con me stessa e le mie insicurezze. Per questo adesso il mio impegno è anche quello di incoraggiare chi mi segue spronando sempre in positivo. Cerco sempre di fare capire che gli errori sono un’opportunità. Che l’unico confronto che conta è con chi siamo stati ieri.



Come e quando è arrivato YouTube ?

YouTube è arrivato nel 2009. Seguivo la scena americana e stavano nascendo i primi canali italiani. Non c’era nessuno che faceva arte e mi sono detta: “Dai Vale perché no?”. Le aziende hanno iniziato immediatamente a notarmi e il pubblico apprezzava.
Mi sono sentita sulla strada giusta.
Oggi il mio canale conta più di 300mila iscritti e più di 50 milioni di visualizzazioni. È una delle cose di cui vado più fiera.



I social sono una porta aperta verso il mondo. Ad oggi ti ritieni soddisfatta dell’aiuto che hai dato e che cosa consiglieresti a chi vorrebbe fare il tuo lavoro?

Sono soddisfatta anche se resto cosciente del fatto che si può sempre migliorare. È innegabile che i social se usati come un mezzo lavorativo sono un buon trampolino di lancio per gli artisti. Il consiglio che mi sento di dare è: aprite un profilo Instagram o un canale YouTube, divertitevi fatevi notare ma fate attenzione alla trappola dell’ego. Avere successo sui social, iniziare a ricevere molte attenzioni, può portare a gonfiare l’ego. Personalmente ho cercato di evitarlo con tutta me stessa, e il riuscirci per me è ciò che banalmente si dice “restare sé stessi”.



Cos’è l’arte per te e soprattutto in questo momento difficile,com’è cambiata la tua arte “al tempo del Covid 19 ?

L’arte per me è un ponte tra anima e mondo. È una forma di magia, mette in comunicazione ogni cosa: il dentro col fuori, l’umano col divino, il finito con l’infinito; per me l’arte è respiro vitale ma anche una grande responsabilità. L’arte costituisce le fondamenta del nostro essere umani. Per questo la mia missione è quella di trasmettere ciò che ho appreso, affinché tutti possano fare arte e costruire insieme un mondo migliore.
Oggi più di prima c’è bisogno di questo intento comune. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo in quarantena per l’emergenza sanitaria, dobbiamo portare bellezza e valore nelle nostre vite e nelle vite degli altri.
Spero di esserci riuscita e di continuare a farlo.
Ed eccomi qui, a rileggere un’intervista ma più semplicemente una confessione fatta a cuore aperto a un’amica lontana. Ognuno ha una storia da raccontare e nessuno è arrivato alla meta senza aver consumato le suole delle scarpe. Quante porte chiuse in faccia e a quante abbiamo bussato prima che ci aprissero… questo è il messaggio che leggo tra le righe di Valentina.
E ogni volta che devo chiudere le battute finali di un articolo mi prendo un pezzettino di anima dei miei intervistati, lo chiudo bene a chiave affinché sia al sicuro e preservato nel tempo.
Ma ora veniamo all’importante segreto per sconfiggere il famigerato e temuto “Drago Degli Acquerelli”
La pazienza, solo la semplice e ambita dama pazienza può placare questo signore e ogni volta che ci sediamo dinanzi ad un foglio con i nostri bei colori e pennelli affilati, portiamo lui rispetto come un servitore fedele farebbe con il suo padrone. Detta così fa molto Medio Evo ma è così che immagino Valentina: una dama che con la sua benevolenza e pazienza ha domato il Drago.



Guardo la tavola illustrata alla quale lavoro.
E io avrò placato il mio Drago?

di Irene Casaccia